Proposte e percorsi per uscire dalla crisi del sistema di emergenza urgenza pronto soccorso e 118

 

Nota del Sindacato Medici Italiani (SMI) Toscana


Firenze 16 giuggno.- 

I pronto soccorso in Toscana, e in generale in tutta Italia, vivono un momento di enorme criticità, accentuato negli ultimi due anni dall'emergenza pandemica che ha caricato a dismisura un sistema esausto. Nell'ultimo concorso nazionale circa il 40% delle borse di studio bandite per la specializzazione in medicina d'urgenza non sono state assegnate. Negli ultimi mesi buona parte dei medici del settore hanno deciso di cambiare strada, qualcuno addirittura si è licenziato. Molti medici convenzionati, che da decenni lavoravano al 118 e in pronto soccorso, sono usciti di scena nell'infinita attesa di una legge nazionale per il passaggio alla dirigenza medica> così Giorgio Fabiani, Segretario Regionale dello SMI Toscana,  sulla crisi della medicina di emergenza urgenza che si verifica  nella regione.

<Le ragioni di questa fuga di massa sono da ricercarsi nel carico di lavoro insostenibile dovuto ad un numero di accessi in pronto soccorso e di chiamate al 118  in costante crescita, a causa del  "filtro" territoriale deficitario. A tutto questo deve essere aggiunto che  la popolazione invecchia e di conseguenza aumentano anno dopo anno i pazienti "fragili" (oncologici, polipatologici, residenti nelle RSA), così come aumenta costantemente il numero di famiglie incapaci di gestire al proprio domicilio situazioni sanitarie e sociali complesse. I posti letto negli ospedali sono ridotti all'osso, per cui è sempre più frequente la gestione "impropria" dei pazienti nei Pronto soccorso con i corridoi degli stessi trasformati in reparti di degenza. Numerosi e vani sono stati i tentativi di risolvere almeno parzialmente il problema, tra questi l'assunzione di medici con contratti a tempo determinato, privi di qualsivoglia esperienza nella medicina d'urgenza con la promessa di essere formati "on the job", l'utilizzo improprio del personale USCA, spesso costituito da medici neolaureati, con la necessità di essere seguiti dai colleghi più esperti, già oberati di lavoro> aggiunge Antonella Covelli Responsabile Dirigenza Medica Ospedaliera e Pronto Soccorso dello SMI Toscana.

<Il numero dei medici in Italia è insufficiente in tutte le discipline, ma quello legato alla medicina d'urgenza è drammatico; il motivo è legato a più fattori, in primis quello dello stress, del rischio, del burnout per personale impegnato 365 giorni l'anno, 24 ore su 24, con turni aggiuntivi che ad oggi sono la regola e con turni di riposo inadeguati; a questo si deve aggiungere lo scarso appeal economico: chi lavora in pronto soccorso e al 118 non ha la possibilità di svolgere la libera professione, di conseguenza guadagna meno; non si può dimenticare poi, il rischio medicolegale e anche quello legato all'incolumità fisica> così Irene Cavasini Responsabile Emergenza Territoriale Smi Toscana.

<Quali potrebbero essere le soluzioni al problema? Prima fra tutte, il diversificare i ruoli e ridurre il carico di lavoro dei singoli medici. Sarebbe ottimale prevedere che ogni medico giovane potesse essere affiancato da uno più anziano, un tutor, anziché stare in prima linea, potesse supervisionare l'operato del collega meno esperto; il sistema a cui ci riferiamo esiste già in alcuni paesi anglosassoni e permette di posizionare ogni medico ad un preciso step di crescita in base all'età anagrafica, all'anzianità di servizio e all'esperienza professionale. Questa soluzione  gioverebbe ai medici più giovani che sarebbero tutelati   e ai più anziani che potrebbero fare un passo indietro rispetto all'impegno massacrante delle prime  linee.

Sosteniamo, per queste ragioni, che sia arrivata l'ora di riconoscere  il settore della medicina d'urgenza quale lavoro usurante con incentivi per i medici che lavorano in Pronto soccorso e al 118, prevedendo  benefit economici adeguati ai carichi di lavoro e ai rischi corsi. Allo stesso tempo, è quanto mai urgente, garantire una tutela medico-legale adeguata e un sistema che consenta ai medici  di lavorare in sicurezza.

Predisporre  una formazione sul campo di alta qualità, per migliorare la performance di ogni medico e garantire una risposta sanitaria di livello elevato ed uniforme in ogni presidio ospedaliero. Bisogna impegnarsi, in un'ottica di una riforma nazionale, come sostiene recentemente un disegno di legge  presentato alla Camera  dai deputati Mugnai e Bologna con il sostegno dello SMI e della Federazione Italiana Medicina di Emergenza-Urgenza e delle Catastrofi (FIMEUC)> conclude Fabiani.

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